Dice Repubblica che della comitiva azzurra ai Mondiali di scherma farà parte anche, “tornando in pedana a soli 83 giorni dalla nascita del secondogenito, la pluricampionessa olimpica e deputata Valentina Vezzali”. Deputata che, come potete vedere
dalla sua scheda su OpenParlamento a 144 giorni dal conferimento dell’incarico ha partecipato solo allo 0.31% delle votazioni elettroniche effettuate, perché in “missione” il 99.53 delle volte.
L’attività parlamentare non è solo votazioni e sicuramente, in questo caso, una buona parte di quel “missione” riportato da OpenParlamento sta per maternità, che non mi sogno nemmeno di contestare. In generale, penso anche che l’attuale obbligo, per molte Italiane di oggi, di rinunciare o ai figli o a un lavoro stimolante sia una vergogna, come minimo.
Però lavoro, figli piccoli e carriera politica tutto insieme, che sia il padre o la madre, mi pare una mossa discutibile. Non di Vezzali! Di chi l’ha candidata sapendo benissimo (visto che nè gravidanza nè mondiali erano ignoti al momento dell’annuncio della candidatura) che, con molta probabilità, almeno per i primi sei mesi di un servizio pubblico al massimo quinquennale avrebbe preso un fior di stipendio facendo ben poco del lavoro corrispondente. Facendo le proporzioni, provate a chiedere a tutti i precari con contratto a sei mesi che incontrate se le loro prime due settimane erano di maternità o ferie pagate.
PS: lo so benissimo che di Deputati e Senatori che fanno ben più cose di quante senso di responsabilità e professionalità suggerirebbero è pieno il Parlamento. Non è la prima volta che parlo di casi del genere, vedi l’ex deputato sfigato Tommaso Foti. Ma mica posso fare tutto io no?