Di solito, lo confesso, Corlazzoli non lo reggo granchè. Ma stavolta ha ragione:

“Il meccanismo funziona più o meno così: ogni 25 euro di spesa.. si riceve un buono da consegnare alla scuola che può scegliere un premio tra settanta prodotti proposti nel catalogo [di quello stesso supermercato].. una fidelizzazione tra i banchi di scuola dove i bambini imparano fin da piccoli a riconoscere i marchi della grande distribuzione”

Ovvero, gli sponsor nella scuola pubblica potrebbero anche starci, entro certi limiti ma…

“Ciò che è certo che i bambini, a scuola, non dovrebbero essere assolutamente coinvolti in queste operazioni a metà tra il marketing e il social engagement. E nessun insegnante dovrebbe prestarsi a questo sistema”